FINALMENTE E’ REATO PENALE INTRODURRE E DETENERE TELEFONI CELLULARI IN CARCERE

FINALMENTE E’ REATO PENALE INTRODURRE E DETENERE TELEFONI CELLULARI IN CARCERE

Lo avevano detto e ridetto, in tutte le salse, alle Autorità di governo, ministeriali e dipartimentali. Ed oggi finalmente è realtà!

Il Decreto-legge Sicurezza approvato ieri in Consiglio dei Ministri ha introdotto una nuova figura di reato, che vieta e sanziona l’introduzione di telefonini all’interno degli istituti penitenziari.

Fino a oggi, essere scoperti nell’atto di far entrare o detenere un telefono in carcere era semplicemente punito come illecito disciplinare e sanzionato all’interno del carcere stesso.

La nuova previsione invece vuole contrastare tutto ciò che può pregiudicare l’efficacia del percorso trattamentale, che tende anche a interrompere i rapporti con gli ambienti criminali esterni di provenienza.

La pena prevista è da 1 a 4 anni per chi introduce o detiene all’interno di un istituto penitenziario telefoni cellulari o dispositivi mobili di comunicazione. L’ipotesi si aggrava se a commettere il fatto sia un pubblico ufficiale, un incaricato di pubblico servizio o un avvocato: in questi casi è prevista la reclusione da 2 a 5 anni.

Nel provvedimento è inoltre previsto un rafforzamento delle sanzioni applicate in caso di comunicazioni dei detenuti sottoposti alle restrizioni di cui all’articolo 41bis dell’Ordinamento Penitenziario.

L’inasprimento della pena, in particolare, scatta nei confronti di chi agevola nelle comunicazioni con l’esterno, il detenuto sottoposto al regime speciale: in questi casi la pena passa dagli attuali 1-4 anni a 2-6 anni.

Anche in questa fattispecie, l’ipotesi si aggrava se il reato è commesso da pubblico ufficiale, incaricato di pubblico servizio o da chi esercita la professione forense, e la sanzione aumenta dagli attuali a 3-7 anni.

In entrambe le previsioni, si è ritenuto necessario sanzionare condotte ascrivibili esclusivamente al detenuto, non ritenendo sufficiente la mera sanzione disciplinare.

Sono 1.761 i telefoni rinvenuti dalla Polizia Penitenziaria nelle carceri italiane fino al 30 settembre scorso.

Nei primi nove mesi del 2019 erano stati 1.206 mentre, a fine settembre 2018 solo 394.

Oggi, tutto questo è realtà.

Proprio come la goccia che scava la roccia, il SAPPE ha perseguito questa strada che si è finalmente concretizzata in un deciso intervento normativo.

SAPPE: res non verba!

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