D.L. CURA ITALIA, DELUSIONE SAPPE: “PERSA OCCASIONE D’ORO PER INTERVENTI A FAVORE POLIZIA PENITENZIARIA DOPO VIOLENTE RIVOLTE DEI GIORNI SCORSI”

D.L. CURA ITALIA, DELUSIONE SAPPE: “PERSA OCCASIONE D’ORO PER INTERVENTI A FAVORE POLIZIA PENITENZIARIA DOPO VIOLENTE RIVOLTE DEI GIORNI SCORSI” – (Roma, 18 mar 2020) – “Siamo delusi dai contenuti del decreto legge del Governo “Cura Italia”.  I recentissimi e gravissimi episodi di insurrezione e di danneggiamento di circa 30 istituti penitenziari italiani hanno messo pericolosamente in evidenza la fragilità e l’inefficacia dell’intero sistema di sicurezza dei nostri penitenziari. Nulla è prevista per il Corpo di Polizia Penitenziaria in termini di stanziamenti straordinari per l’acquisto di strumenti utili al mantenimento dell’ordine e della sicurezza interna, come i body scanner, la totale schermatura all’uso dei telefoni cellulari e di taser agli Agenti per garantire l’incolumità fisica individuale. Di tutto questo, come lo scorrimento delle graduatorie degli idonei non vincitori degli ultimi due concorsi per Agente di Polizia Penitenziaria, nel decreto “Cura Italia” del Governo non c’è nulla. Manca evidentemente la consapevolezza che un Corpo di Polizia dello Stato non può operare senza uomini, mezzi e strumenti. Anche le disposizioni contenute su detenzione domiciliare e licenze ai semiliberi non produrranno alcun effetto deflattivo strutturale al sistema”. Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo dei Baschi Azzurri. “I detenuti rivoltosi, con le loro tremende devastazioni, hanno dimostrato con la forza (se ancora ve ne fosse stato bisogno) che sono in grado, in qualunque momento, di mettere letteralmente “a ferro e fuoco” qualunque carcere italiano”, prosegue. “Tanto che, a nostro avviso (e lungi dal voler fare polemica) è dipeso, e dipende, non solo da una controversa modalità di esecuzione della pena (la cd. sorveglianza dinamica di cui tanto si è dibattuto), ma anche, e soprattutto, dalla pressoché totale inadeguatezza (e in taluni casi indisponibilità) delle attrezzature di protezione individuali messe a disposizione, in caso di episodi di disordine, dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Sempre con riferimento alle recenti sommosse, si è appreso che, quasi in ogni istituto, non vi erano scudi, caschi e sfollagente a sufficienza e, laddove presenti, erano ormai diventati oggetti da esporre al museo della preistoria, in uso al disciolto Corpo degli Agenti di Custodia! Così, gran parte dei poliziotti penitenziari si sono trovati costretti, obtorto collo, ad intervenire a mani nude o, nel migliore dei casi, con mezzi improvvisati e di fortuna”. “Il decreto legge del Governo “Cura Italia”, dunque, poteva essere lo strumento normativo utile per porre rimedio a tutte queste gravi criticità”, conclude Capece. “Prendiamo atto che ciò non è avvenuto e, per tanto, la nostra delusione è totale”.

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