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Il Sappe chiede sospensione traduzioni per motivi di giustizia. Passare a procedure videoconferenza
Movimentazione detenuti per motivi di giustizia in situazione di emergenza contagi.
Siamo tutti consapevoli di come la situazione di emergenza sanitaria che sta vivendo in questo momento il nostro Paese sia forse la più drammatica mai vissuta dalla fine della Seconda guerra mondiale.
Nella giornata di ieri i contagi si sono avvicinati allo spaventoso numero di quarantamila e si sono verificati, purtroppo, quasi cinquecento decessi per covid o, comunque, riconducibili al contagio da coronavirus.
Invero, sono state adottate numerose norme anti-contagio negli, e per gli, istituti penitenziari. Pur tuttavia, però si rileva che, nonostante il DPCM del 28 ottobre n. 137 abbia previsto “la partecipazione a distanza per le persone detenute, ove possibile, mediante il sistema delle video conferenze” (compresi Teams e Skype), sono ancora molte le Autorità Giudiziarie che chiedono la presenza in aula dei detenuti.
Tale evenienza comporta, indubbiamente, gravissimi rischi di carattere sanitario che potrebbero anche causare problemi di ordine pubblico; non vanno dimenticate, infatti, le numerose rivolte che si sono verificate, soltanto qualche mese fa, in molti istituti sul territorio nazionale.
Considerata la gravità e la delicatezza della problematica in questione e tenuto anche conto della facilità con cui si possono approntare i collegamenti attraverso piattaforme Teams o Skype, riteniamo che non basti più l’inciso “ove possibile” riguardo ai procedimenti giudiziari in video conferenza e che si debba mettere in campo ogni sforzo possibile per limitare al massimo tutte le movimentazioni dei detenuti e delle scorte, pur senza compromettere alcuna garanzia di carattere giudiziario.